Rilassamento: ovvero il “non fare del corpo”? (di Tecla Sansolini)

Tecla Sansolini, insegnante di Centered Yoga.

Rilassamento ovvero”il non fare del corpo”?

Quand’ ero ragazzo – racconta Mario Attombri, un guru italiano nella sua autobiografia “L’avventura di yoga armonia” –  c’è stato un periodo in cui  ho vissuto in una fredda località lontana dall’ Italia ritirato in una grotta. Oltre a una capretta selvatica, che generosamente mi forniva il suo latte avevo per compagno un cobra velenoso. Il serpente aveva preso sia l’abitudine di bere il latte tiepido della capra dalla mia ciotola, sia quella di infilarsi di notte dentro al mio sacco a pelo. Fu per merito del cobra che mi allenai al rilassamento, all’immobilità del corpo, alla concentrazione dell’essere sempre desto…ero costretto a starmene rilassato, respirando lentamente, profondamente, silenziosamente. Dovevo rimanere immobile senza tensioni per evitare che il serpente scattasse. Qualunque animale avverte quando ci sono tensioni e diventa a suo volta teso, quindi pericoloso.

Rilassamento e “non fare” del corpo non sono sinonimi. Il corpo del guru era assolutamente immobile ma la tensione alle stelle. Solo un poco alla volta la mente si è allineata al “non fare del corpo” e allora è arrivato il rilassamento. Anche il cobra elimina la sua tensione e raggiunge lo stesso stato di calma gradualmente a mano a mano che il suo compagno elimina la paura e quindi la tensione. Importante sottolineare una caratteristica tanto del rilassamento quanto della tensione: la loro contagiosità come dimostra l’esperienza quotidiana di ciascuno di noi.

Yoga come esperienza creativa

Il rilassamento è un momento prezioso per imparare a interrompere l’accumulo di tensioni che possono generare molte patologie. Il rilassamento è il punto di partenza della praticae parte integrante di ogni asana. La nostra vita è un continuum che poco siamo portati a considerare. Lo yoga insegna che siamo in grado di estendere la nostra sensibilità verso ciò che unisce i punti di partenza e quelli di arrivo. Ne deriva un vissuto dove tutto è connesso. Un esempio: Uttanasana o Pascimottanasana. Si invita l’allievo ad allungare il tronco e le braccia verso l’alto fino ad adagiarsi sulle gambe con l’inspirazione e l’espirazione. L’allievo focalizza l’attenzione sugli estremi del movimento, i punti di partenza e arrivo, trascurando tutti i passaggi intermedi che sono altrettanto importanti. Inoltre, tende a sorvolare sugli elementi di difficile lettura privilegiando i punti del corpo che più utilizziamo. Quando il gesto viene compreso nella sua essenza, l’ascolto segue istante dopo istante l’intero percorso, da un estremo all’altro. Non contano più solo i punti di partenza e arrivo, ma come nella costruzione di una opera d’arte ogni momento è creativo. Durante le prime lezioni con Patrizia Gregori era proprio questo che mi sentivo dire: costruite l’Asana! E il tempo che trascorrevamo su una posizione era lunghissimo, era una creazione a seconda delle possibilità di ognuno di noi.

Ecco perché praticare yoga può diventare una vera e propria esperienza artistica. Avendo studiato per diversi anni musica e avendo contemporaneamente praticato yoga, ho trovato sempre più evidenti le loro affinità. Questa intuizione è diventata certezza ed esperienza grazie al Centered yoga che mi ha insegnato prima di tutto a praticare una qualsiasi asana come se fosse un pezzo musicale da eseguire, paragonabile ad una sonata suddivisa in due o più movimenti. Un pezzo da interpretare con un suo inizio e una sua fine. Ogni artista sa quanto è importante l’inizio e la fine di una opera d’arte e altrettanto sa quanto è importante che  il suo percorso includa silenzio, concentrazione e rilassamento, ma soprattutto  passione.

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